Centro Studi CNI: la legge sull’equo compenso ha natura imperativa

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Diffuso un documento che analizza le sentenze del TAR di Salerno e del TAR Calabria, da più parti richiamate per escludere l’applicabilità dell’equo compenso. L’orientamento giurisprudenziale prevalente, però, è chiaro e obbliga la P.A. al rispetto della L. 49/2023.

Il Consiglio Nazionale degli Ingegneri prosegue la sua intensa azione a difesa della corretta applicazione dell’equo compenso. Lo fa in questi giorni attraverso la pubblicazione di un approfondimento del suo Centro Studi che affronta il rapporto tra la disciplina dell’equo compenso e gli affidamenti dei servizi di ingegneria e architettura, alla luce della più recente giurisprudenza amministrativa.

Il documento del Centro Studi CNI, in particolare, analizza le sentenze del TAR Salerno e del TAR Calabria, che da più parti sono state richiamate per escludere l’applicabilità dell’equo compenso. Al netto di visioni non allineate della Giustizia Amministrativa, emerge senza dubbio una prevalenza di orientamenti giurisprudenziali che riconoscono l’obbligo di rispettare l’equo compenso fin dalla fase iniziale della procedura di affidamento, come confermato dal TAR Veneto, TAR Lazio, TAR Sicilia e TAR Bolzano in due pronunce. Questi tribunali affermano che la legge n. 49/2023, che ha introdotto il principio dell’equo compenso, ha una natura imperativa, il che implica che il rispetto dei parametri ministeriali per la determinazione del compenso dei professionisti è obbligatorio e non derogabile.

Allegati

Comunicato stampa

Rapporto del Centro Studi del CNI: La disciplina dell’equo compenso e gli affidamenti dei servizi di ingegneria e architettura secondo il D.Lgs. 36/2023

 

Il Presidente

Achille Furioso